Giotto, Natività

Descrizione

Storia
Commissionata da Enrico Scrovegni tra il 1303 e il 1305 per la cappella di famiglia a Padova, la Natività di Giotto traduce il mistero in vita quotidiana. In una grotta che sembra un palcoscenico di roccia, Maria si piega verso il Bambino e lo avvolge con un gesto affettuoso e inatteso; Giuseppe, appartato, medita; l’asino e il bue scaldano la mangiatoia, mentre in alto gli angeli cantano e, sullo sfondo, l’annuncio raggiunge i pastori. Accanto, le levatrici preparano l’acqua del bagno: un dettaglio domestico che avvicina il divino all’esperienza di ogni casa.

Con pochi piani e una luce che modella i volumi, Giotto ordina lo spazio con una logica nuova: corpi credibili, panneggi che pesano, sguardi che costruiscono relazioni. La devozione diventa racconto umano, sobrio e intensissimo, capace di unire la solennità bizantina alla concretezza del presente. All’interno del ciclo degli Scrovegni, questa scena è un cardine: una lezione di tenerezza e misura che annuncia, con eleganza rigorosa, l’umanesimo del primo Trecento.